
Certamente. Ecco un articolo dettagliato basato sull’articolo di JETRO “経済価値を生まない中国系の「ゼロバーツ」工場摘発” pubblicato il 20 giugno 2025, riguardante lo smantellamento di fabbriche cinesi “zero baht” in Thailandia:
Thailandia: repressione contro le fabbriche cinesi “zero baht” che minano l’economia locale
Il 20 giugno 2025, la Japan External Trade Organization (JETRO) ha pubblicato un rapporto riguardante l’intensificazione delle operazioni di contrasto contro le fabbriche “zero baht” gestite da cittadini cinesi in Thailandia. Queste fabbriche, che apparentemente operano nel rispetto delle leggi thailandesi, in realtà generano un valore economico minimo o nullo per l’economia locale, causando distorsioni nel mercato e danni ai concorrenti legittimi.
Cosa sono le fabbriche “zero baht”?
Il termine “zero baht” si riferisce a un modello operativo in cui una società, spesso formalmente di proprietà di un prestanome thailandese (per aggirare le restrizioni sulla proprietà straniera), è in realtà controllata e gestita da cittadini cinesi. Queste fabbriche tendono a:
- Utilizzare materie prime importate dalla Cina: Ciò significa che non contribuiscono allo sviluppo delle industrie locali di fornitura.
- Assumere principalmente lavoratori cinesi: Riducendo le opportunità di lavoro per i cittadini thailandesi e limitando l’integrazione nella comunità locale.
- Esportare i prodotti finiti direttamente in Cina o in altri mercati, bypassando i canali di distribuzione thailandesi: Questo priva le aziende thailandesi di opportunità di business e di profitti.
- Evadere le tasse e sfruttare le scappatoie legali: Distorcendo la concorrenza e minando le entrate del governo thailandese.
- Operare spesso senza le dovute autorizzazioni e nel rispetto delle normative ambientali: Causando danni ambientali e mettendo a rischio la salute pubblica.
Motivazioni e conseguenze:
Le autorità thailandesi hanno intensificato le loro azioni di contrasto a causa del crescente impatto negativo di queste fabbriche sull’economia e sulla società thailandese. Tra le principali conseguenze negative si riscontrano:
- Danneggiamento delle imprese locali: Le aziende thailandesi faticano a competere con le fabbriche “zero baht” che operano con costi artificialmente bassi grazie all’evasione fiscale e all’elusione delle normative.
- Perdita di posti di lavoro: A causa della preferenza per i lavoratori cinesi e della chiusura di imprese locali sopraffatte dalla concorrenza sleale.
- Danneggiamento dell’immagine della Thailandia come destinazione di investimento: La presenza di attività illegali e la mancanza di un equo campo di gioco possono scoraggiare gli investitori legittimi.
- Impatto ambientale: Le operazioni illegali spesso portano a danni ambientali, inquinamento e problemi di salute pubblica.
Misure adottate dal governo thailandese:
Per contrastare il fenomeno, il governo thailandese ha implementato diverse misure, tra cui:
- Intensificazione delle ispezioni: Aumento dei controlli a fabbriche e aziende sospette per verificare la conformità alle leggi e ai regolamenti.
- Rafforzamento delle leggi e delle sanzioni: Introduzione di pene più severe per chi viola le leggi e per chi funge da prestanome.
- Collaborazione inter-agenzie: Coordinamento tra diverse agenzie governative, come la polizia, il dipartimento delle imposte e il dipartimento del lavoro, per affrontare il problema in modo più efficace.
- Sensibilizzazione pubblica: Campagne di informazione per sensibilizzare il pubblico sui rischi e le conseguenze delle fabbriche “zero baht”.
Implicazioni per le aziende giapponesi e internazionali:
La repressione contro le fabbriche “zero baht” può avere diverse implicazioni per le aziende giapponesi e internazionali che operano in Thailandia:
- Maggiore concorrenza leale: L’eliminazione delle attività illegali può creare un ambiente di business più equo e competitivo per le aziende che operano nel rispetto delle leggi.
- Maggiore trasparenza: Un mercato più trasparente e regolamentato può ridurre i rischi e le incertezze per gli investitori stranieri.
- Opportunità di partnership: La repressione contro le fabbriche “zero baht” può creare nuove opportunità per le aziende straniere di collaborare con imprese locali thailandesi affidabili e competitive.
- Necessità di due diligence: Le aziende straniere dovrebbero condurre un’attenta due diligence prima di investire o collaborare con partner thailandesi per assicurarsi che siano conformi alle leggi e ai regolamenti.
Conclusione:
La lotta contro le fabbriche “zero baht” è una priorità per il governo thailandese, che mira a proteggere l’economia locale, creare un ambiente di business più equo e attrarre investimenti legittimi. L’esito di questa lotta avrà un impatto significativo sull’economia thailandese e sulle opportunità per le aziende straniere che operano nel paese.
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